European Le Mans Series

3 ore del Red Bull Ring

19-20 luglio 2013

Dopo le prime due prove del campionato, svoltesi a Silverstone in concomitanza con il WEC e ad Imola in compagnia del campionato Gt francese, la ELMS ha iniziato al Red Bull Ring il percorso di tre gare che la vedranno “ospite” del World Series by Renault. Una situazione sicuramente salutare per una categoria che certo non gode di eccessiva salute, ma che ha creato non pochi problemi alle scuderie ritrovatesi senza box, riservati per l’occasione alle vetture delle varie categorie Renault. Relegate nei paddock, le scuderie partecipanti hanno dovuto correre nella consapevolezza che un problema tecnico in corsa sarebbe costato di fatto un ritiro. Se ne sono accorti i meccanici del Murphy Prototype che, dopo una mezz’ora di gara, sono stati costretti a spingere la loro Oreca sotto la tenda dei Paddock per risolvere un banale problema al motorino d’avviamento, perdendo qualunque possibilità di rimanere in classifica. La mancanza di box propri mal si sposa alle competizioni Endurance, nelle quali la necessità di intervenire per problematiche tecniche è sempre presente, ma d’altronde non si può negare che i ritiri di numerose scuderie all’indomani della 24 ore di Le Mans, sia nel WEC che nella ELMS, mettano in evidenza la necessità di ridurre il più possibile i costi, passando anche per percorsi non ottimali.

L’altra faccia della medaglia è il contesto paesaggistico nel quale ci si è trovati a correre. Il nuovo Red Bull Ring, costruito sulle vestigia del più celebre Osterreichring, si trova nel bel mezzo del paesaggio montano della Carinzia, rappresentando al contempo un circuito vecchio stile, nel quale le qualità di pilotaggio possono ancora fare la differenza.

A vincere dopo una gara contraddistinta da molti colpi di scena è stata ancora una volta la coppia Beche-Thiriet, con il francese che ha consolidato il primato in classifica proprio davanti al compagno di squadra e alla coppia Rague-Panciatici, alfieri della Alpine, secondi anche nella prova Austriaca.

Qualifiche

Divise in due sessioni da 20’, l’una riservata alle GT, l’altra ai Prototipi, le prove di qualificazione si sono svolte sotto un sole tipicamente estivo. Tra le berlinette subito velocissimo Jeannette, seppur ingessato alla gamba sinistra, che con la sua Ferrari del team Ram ha ottenuto il momentaneo miglior tempo in 1’29”7. Per quasi tutta la sessione è sembrato che gli avversari non riuscissero a scalzare il tempo dell’americano, ma negli ultimi sette minuti la battaglia si è infiammata, regalando continui cambi di classifica. Il solito Mowlem si è messo tutti dietro con 1’29”6, ma meglio di lui hanno fatto Tandy, chiamato a sostituire Ruberti, che ha piazzato la definitiva Pole in 1’29”3, e Bertolini, che con una zampata dell’ultimo minuto ha ottenuto il secondo miglior tempo in 1’29”5.

Ultimi minuti caldi anche tra le GTC dove la lotta in casa SMP Racing ha regalato in extremis la Pole a Persiani (1’30”7), davanti a Ladygin, autore negli ultimi minuti di un fuori pista. Terza l’altra Ferrari di Rizzoli, a dimostrazione della superiorità delle vetture del cavallino rampante in questa categoria.

Piuttosto animati anche i 20’ riservati ai prototipi, anche se nei primi 8’ si sono viste in pista soltanto le Oreca LMPC. Il primo a fare sul serio è stato Mailleux, che ha fatto registrare un incoraggiante 1’25”2, ma a giocarsi la pole sono stati Hartley, Beche,Panciatici e Turvey, che sono scesi con facilità sull’1’24” basso. A due minuti dalla fine Turvey era primo in 1’23”8 ma, mentre Chatin si insabbiava alla Wurth Curve, costringendo i commissari a sventolare le bandiere gialle, Panciatici con la Alpine abbassava il miglior crono a 1’23”7. Terzo e quarto tempo per Hartley e Beche, incapaci, seppur di poco, di scendere sotto il muro dell’1’24”. Tra le LMPC Verdonck ha conquistato con autorità il miglior tempo in 1’27”6, davanti a Chatin e a Catsburg, alla guida dell’Oreca del team Algarve Pro. E’ continuato invece il calvario di Ayari, ultimo di categoria per l’ennesima volta.

La gara

Quando a metà pomeriggio le protagoniste della ELMS trovano posto sullo schieramento di partenza, lo stupore di molti appassionati è tangibile. In effetti la posizione delle vetture sulla griglia non rispecchia la classifica delle qualifiche disputatesi in mattinata, conseguenza di un buon numero di ammende comminate dai commissari a seguito di infrazioni più o meno evidenti. Tra tutte quella di Panciatici, autore della Pole, reo di averla realizzata quando in un tratto della pista erano esposte le bandiere gialle. Per la Alpine è un brutto colpo, con Ragues che dovrà partire in coda a tutte le altre P2: su di un circuito nel quale i sorpassi non sono facili, il rischio di perdere tempo nella prima fase di gara è tutt’altro che remoto.

Dopo i due giri dietro la safety car, Turvey parte benissimo mentre alle sue spalle Mailleux cerca di guadagnare la seconda posizione dopo aver passato con facilità l’Oreca di Beche. Al tornantino Remus il francese pretende troppo e, nel tentativo di resistere al ritorno di Hirschi, ingaggiato per l’occasione dal Murphy Prototipe, finisce con l’arrivare lungo in frenata; come risultato viene passato all’interno dalla verde Oreca e, al curvone successivo, il Gosser, anche da Beche, ritornando così ad occupare la posizione di inizio gara. Nei primi giri Turvey crea un certo margine approffittando della bella lotta che vede protagonisti i tre inseguitori, mentre tra le GTE Camathias, autore di una bella partenza, guida davanti a Jeannette e Griffin laddove in GTC Ladygin precede Gai.

Al 5° giro rientra lentamente ai box Ayari, che fino a quel momento aveva condotto tra le PC, lasciando via libera al sempre veloce Chatin. Nel frattempo, mentre Turvey vanta un vantaggio di 4”6 sul gruppetto composto da Hirschi, Beche e Mailleux si aggiunge l’Oreca del Race Performance Niederhausen, che nei primi due giri era rimasto leggermente distanziato. Alle sue spalle Mediani è un po’ più lento, facendo da tappo a Ragues e Kraihamer.

Passano cinque giri e Mailleux, approfittando di un’incertezza di Beche, si riporta in terza posizione, ma nei giri successivi non riesce a tenere il passo di Hirschi, seppur per pochi decimi al giro. Più indietro Ragues non solo non riesce a passare Mediani, ma addirittura se la deve vedere con Kraihamer, decisissimo a ben figurare nella gara di casa. Al 21 giro, mentre Turvey vanta 8” su Hirschi e 10” sul trio Beche-Mailleux-Niederhausen, Gai guadagna la momentanea leadership in GTC passando Ladygin al curvone Power Horse. Per Beche non sembra essere giornata: nel tentativo di sbarazzarsi di Mailleux, commette un piccolo errore di cui approfitta Niederhausen, che alla Rindt Curve conquista la terza posizione. Tra le GTE invece Griffin rompe gli indugi conquistando la prima posizione a suon di sorpassi, favoriti anche da un piccolo problema alla pompa della benzina che affligge la Ferrari di Camathias.

Altra azione discutibile di Perazzini, che nel tentativo di farsi doppiare dal gruppo dei primi al curvone Gossen, finisce con il finire in testacoda, ritrovandosi insabbiato e perdendo qualunque possibilità di ottenere un buon risultato. Il valzer dei pitstop ha inizio al 30° giro, con Hirschi e Niederhausen e Kraihamer che rientrano per il rifornimento: mentre gli ultimi due ripartiranno senza problemi, Hirschi viene spinto dai meccanici fino alla tenda dei Paddock per sostituire il motorino d’avviamento. Beche ha una strategia leggermente diversa dai principali avversari e riesce a restare in pista due giri in più, nel corso dei quali guadagna tanto da ritrovarsi secondo alla fine del proprio Pitstop davanti a Niederhausen e a Mailleux. In questa fase l’unico prototipo a cambiare pilota è stato l’SMP, con Zlobin che ha preso il posto di Mediani. Al 37 giro il margine di Turvey è salito a 16” su Beche a 19” su Niederhausen, a 24” su Mailleux e a 44” su Rague, liberatosi finalmente del tappo di Mediani ma decisamente distaccato. Tra le GTE anche Jeannette passa Camathias al curvane Gosses.

Al 49° giro la classifica generale subisce uno scossone: Turvey viene richiamato ai box per rispettare uno “stop and go” comminatogli per velocità eccessiva nella fase di rientro precedente. Tra entrata e uscita dai box la penalità si moltiplica a tal punto che, da 20” di vantaggio che vantava su Beche, rientra con un ritardo prossimo ai 40”, peraltro in quarta posizione. La lotta per il primo posto diventa allora esclusiva di Beche e Niederhausen, ma il francese riesce a conservare un piccolo margine fino a quando l’avversario non rientra per lasciare la guida a Frey che, meno competitivo, perderà presto contatto con i primi. Di fatto siamo a metà gara con Thiriet che precede la Gachnang di 28” e Panciatici di 33”, mentre Frey e Dolan incominciano una lotta privata che si concluderà a posizioni invertite. Al 69° giro Holzer, che ha preso il posto di Kraihamer, si ferma ai box per sostituire una parte della carrozzeria, ma non prenderà più la pista. Quattro giri dopo, sfruttando una fase di doppiaggi Panciatici passa la Gachnang, buttandosi alla caccia di Thiriet. In teoria ha ancora 1 ora e 10 minuti per recuperare i 27” che lo separano dall’alfiere del TDS, ma il ritmo sostanzialmente identico, non permetterà il riaggancio, facendo dell’ultima ora di gara poco più che un pro forma. Data per assodata la vittoria della coppia Chatin-Hirsh in LMPC, con lo svizzero che si limita a conservare il vantaggio sugli avversari che seguono, l’attenzione dell’ultima mezz’ora si sposta sulle GT: in GTE, con Mowlem che ha ereditato la prima posizione da Griffin, Bertolini offre una dimostrazione di guida che gli permette di recuperare il secondo posto ai danni di Montecalvo mentre in GTC Babini recupera il ritardo accumulato nel cambio pilota tra Ladygin e Shaitar, portando la Ferrari dell’SMP alla vittoria davanti a Rizzoli-Gai-Casè. Prossimo appuntamento a metà settembre all’Hungaroring.

Marco Zanello
Fotografie di Giacomo Zanello

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