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WEC & ELMS :

24 ore di Le Mans 2016 - Gara

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La Porsche di Jani-Dumas-Lieb si aggiudiaca la vittoria in un rocambolesco finale, nel quale la Toyota, ampiamente in testa, è stata costretta alla resa. Vittoria di Alpine in P2, di Ford in GtPro e di Ferrari in GtAm.
   
24 Hours Le Mans 2016
     
20/06/2016 -

D’accordo, ormai è comunemente accettato il modo di dire secondo cui la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. E che ci piaccia o no, tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo ritrovati a sostenerlo. Eppure il rocambolesco finale di questa 24 ore di Le Mans finisce con il ferire l’animo i chiunque abbia una sana passione per l’automobilismo. Perché si può essere tifosi di qualunque  casa costruttrice o di qualunque pilota ma, Formula 1 a parte, nel modo dell’automobilismo professionale esiste un sacro rispetto dell’avversario; il quale va si battuto, ma sempre nel massimo rispetto sportivo. Ed è per questo che, nonostante il responso della pista, che ha premiato la Porsche di Lieb-Dumas-Jani vincitori di questa edizione, in pochi se la sono sentita di festeggiare sotto il podio. Non i piloti, sovrastati da un evento più grande di loro, e meno che mai i tanti appassionati giunti sul circuito per assistere all’ennesima edizione della classica francese. A lungo gli sguardi sono stati rivolti al box Toyota, dove Vasselon abbracciava un Nakajima letteralmente distrutto dalla disperazione per aver perso una corsa di 24 ore che, a 4 minuti dalla fine sembrava vinta. Ed un ­­­­sentimento di commozione, misto a rabbia si è insinuato improvvisamente nel cuore di ognuno di noi!­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­

Le Mans resta dunque stregata per la Toyota, che già in un passato neanche troppo lontano, si era vista sfuggire la vittoria in modo rocambolesco.  E questo nonostante, dopo la bella prestazione di Spa, il marchio giapponese abbia dimostrato di avere al momento il pacchetto tecnico migliore tra le P1 ibride. A Le Mans ha fatto segnare il giro più veloce in gara con Kobayashi, ha dimostrato di essere il prototipo che consuma di meno, permettendosi di fare quasi sempre un giro in più degli avversari ad ogni stint, e soprattutto ha condotto la gara fino ai già citati ultimi tre minuti.  L’unico errore della gara per il team lo ha commesso proprio il pilota giapponese, finito in testacoda  quando era in piena lotta con la Porsche dei vincitori a due ore dalla fine. Senza quell’errore forse Toyota si sarebbe potuta aggiudicare comunque questa edizione. Dal canto suo la Porsche ha dimostrato di essere sempre competitiva ma, a differenza di ciò che era lecito attendersi, non abbastanza per ripetere il perentorio successo della passata edizione. A questo si aggiunge il problema occorso a metà gara all’equipaggio di testa, quello composto da Bernhard-Webber-Hartley, che ha di fatto estromesso il secondo prototipo di Stoccarda dalla lotta per la vittoria. Tuttavia non si incorra nell’errore fatto da molti giornalisti durante la gara. La 919 è tutto tranne che una macchina battuta in partenza. Semplicemente non ha più quel vantaggio tecnico evidenziato nel 2015, dimostrando che il progetto ha ormai raggiunto, e forse superato, il suo apogeo. Discorso diverso merita la Audi, la grande sconfitta di questa gara. I prototipi dei quattro anelli non sono mai riusciti a ripetere il passo di gara delle due avversarie se non nelle primissime fasi ed hanno pagato tutta una serie di problemi tecnici che le hanno viste a lungo porcheggiate all’interno dei box. Il terzo e quarto posto finale sono solo una magra consolazione per chi aveva ben impressionato nelle prime due prove del campionato. Ed il parziale ottimismo mostrato alla fine delle qualifiche si è trasformato in scoramento  a fine gara, quando anche i piloti hanno preferito sorvolare sulle domande poste dai giornalisti, limitandosi a sostenere che ci sia molto da lavorare per tornare competitivi.

A deludere sono state anche le tre P1 private: i problemi per la CLM sono iniziati addirittura prima che la competizione avesse inizio, complicandosi con il passare delle ore e culminando con il motore finito arrosto, mentre le Rebellion, che ad inizio gara avevano dato l’idea di poter dire la loro se le ibride avessero sofferto noie importanti, hanno finito per il mostrare una fragilità inattesa, che le ha fatte precipitare in classifica.

Poche le emozioni in P2, dove l’equipaggio composto da Lapierre, Richelmi e Menedez ha permesso alla Alpine di conquistare la vittoria dopo alcune edizioni non propriamente brillanti. Poteva essere la volta buona per il G-Drive Racing, ma un problema nei primi giri ha attardato l’equipaggio, che a suon di giri veloci è riuscito a risalire fino al secondo posto, ma l’Alpine è rimasta comunque irraggiungibile. Le Oreca 05 si erano già distinte nelle prime fasi della corsa con Mehri, autore di una prestazione maiuscola: al punto da far dubitare che alla guida ci fosse proprio lui, dopo le tante sciocchezze di cui è stato protagonista negli ultimi tempi. Al contrario non sono esistite le Ligier, un po’ perché non abbastanza veloci un po’ perché rallentate da tanti inconvenienti, il terzo posto è andato al team russo di Rotemberg con il prototipo disegnato da Catone. Un risultato inatteso reso possibile anche grazie alle prestazioni velocistiche di Petrov, chiamato per l’occasione.

La Ford e la Ferrari hanno offerto un grande spettacolo in GTPro, con il colosso di Detroit che in un week-end pieno di veleni ha ottenuto la vittoria con un margine i soli 10” sul mito di Maranello. Il dubbio è che quanto visto abbia più a che fare con un’operazione commerciale che non ad una vera e propria competizione automobilistica. Troppa l’influenza del BOP, che ha estromesso dalla competizione Corvette, Porsche e Aston Martin, favorendo la sfida Ford-Ferrari e troppa approssimazione nel gestire la situazione, con le ultime modifiche addirittura apportate tra prove e gara. Chiusa la parentesi Le Mans bisognerà trovare una soluzione seria a questo problema, se non si vuol correre il rischio di screditare una classe che merita grande rispetto.

Le Ferrari si sono rifatte in GTAm, con una importante doppietta, con la berlinetta della Scuderia Corse che ha preceduto quella più accreditata di AF Corse.

Ma a Le Mans 2016 ci sono stati soprattutto un vincente e una perdente: il francese Sausset, quadriamputato, ha vinto una sfida che sulla carta sembrava una vera e propria pazzia. Portare a termine la corsa alla guida di una P2. Lo ha fatto con dedizione e con grande intelligenza, impegnandosi a fondo per non ostacolare gli avversari che sopraggiungevano e regalando una grande emozione quando, a dieci minuti dalla fine è risalito in macchina per concludere personalmente la maratona di fronte ad un box nel quale le lacrime scorrevano a fiumi.  Ha perso la direzione gara che, visto il maltempo, ha fatto percorrere i primi 55 minuti di gara dietro la Safety Car. Questa è Endurance, non Formula 1! Questo è un mestiere per uomini, non per donniciole! Ed errori come questi, anche se giustificati da ragioni di sicurezza, non si possono fare: perché il rischio è quello di portare 265.000 spettatori a fischiare spazientiti dopo aver resistito ad una vera e propria lavata per assistere ad uno spettacolo che non vuole iniziare. E gli spettatori, che piaccia o meno …. sono Le Mans.

 

RISULTATI GARA

 
a cura di Marco Zanello
Photo by Giacomo Zanello - Marco Zanello
 

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