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WEC & ELMS :

WEC - 6 ore di Austin 2016

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in una gara contraddistinta dal caldo torrido, la Audi è ritornata a dominare prepotentemente la scena, lasciando la vittoria alla Porsche soltanto a causa di problemi tecnici e di un pizzico di sfortuna. In P2 la Alpine si avvicina sempre più al titolo, mentre nelle categorie GT le Aston Martin conquistano la vittoria ricandidandosi per la corsa al titolo
   
6H_Austin_2016
     
19/09/2016 -

Sguardi persi nel nulla, visi paonazzi al limite del collasso, abiti che pesano qualche kilo in più a causa del sudore. No, non stiamo descrivendo la rappresentazione dell’inferno dantesco, ma ciò che a più riprese hanno visto e vissuto coloro che, per ragioni diverse, hanno passato lo scorso fine settimana sul circuito di  Austin, in Texas. Certo, il caldo in settembre qui non è una novità, ma le temperature registrate quest’anno  sono state al limite del sopportabile, al punto che anche i fotografi si sono dovuti rifugiare a più riprese in sala stampa per evitare di essere colti da malore. Così, chi vantava una miglior cultura automobilistica, non ha potuto esimersi dal fare paragoni con il disgraziatissimo Gran Premio che nel 1984 si svolse sempre in Texas, a Dallas. Fu un week-end drammatico, in cui tutto ciò che poteva andò storto, ma soprattutto fu contraddistinto da un calore tale da sgretolare letteralmente l’asfalto. Eppure, come allora, le condizioni proibitive, mettendo alla prova sia i piloti che la meccanica, hanno finito con l’offrire uno spettacolo superiore alle attese; e come sempre in questi casi, c’è chi si è crucciato per un’occasione mancata e chi ha alzato le mani al cielo quasi a voler ringraziare la dea bendata per i favori accordati. Tra i primi la Audi, che per la prima volta dopo anni anche fortunati, sembra dover improvvisamente pagare un dazio quanto mai gravoso. Ad Austin Ulrich ed i suoi ragazzi hanno fatto tutto davvero bene, conquistando prima fila in prova e bastonando gli avversari nel corso delle prime tre ore di gara ma, alla fine, hanno dovuto accontentarsi del secondo posto alle spalle della Porsche, cui al contrario gira tutto sin troppo bene. Se dopo Le Mans qualcuno avesse prospettato un risultato come questo, probabilmente sarebbe stato definito un ottimista, ed invece a soli tre mesi di distanza la casa dei quattro anelli è ritornata la forza numero uno del campionato, salvo poi non riuscire a concretizzare a causa di problemi davvero banali. Duval rallentato da un problema di natura elettrica, Fassler buttato fuori da Pla durante un doppiaggio e, soprattutto regimi di bandiere gialle che hanno sgretolato tutto il vantaggio accumulato dalle vetture dei quattro anelli nelle prime tre ore. Per uno che si lamenta un altro gioisce. E’ il caso di Porsche, cui come già detto tutto riesce facile anche quanto in pista il suo vantaggio pare improvvisamente svanito. Hartley-Bernhard-Webber hanno conquistato l’ennesima vittoria nonostante la loro consistenza sembrasse lontana anni luce da quella dei fraterni avversari; il loro merito è stato quello di non demordere nelle prime fasi, insistendo anche quando tutto sembrava perduto, riuscendo poi a contenere il ritorno di Di Grassi nelle ultime fasi di gara. Comportamento completamente diverso quello del trio Jani-Dumas-Litz,  che dopo il successo di Le Mans ed il conseguente vantaggio in campionato, sembra si siano trasformati in veri e propri ragionieri: per loro gara assolutamente anonima ma quarto posto finale, che di fatto gli permette di conservare un ampio margine in campionato. Situazione stazionaria invece per la Toyota, che anche ad Austin ha confermato quanto di buono mostrato in Messico, lottando a lungo con le Porsche, e concludendo al terzo posto con la vettura di Sarrazin-Conway-Kobayashi. La macchina d'altronde è stata progettata per Le Mans e per questo paga dazio sui circuiti tortuosi, ma da quanto visto negli ultimi due appuntamenti non è detto che prima della fine del campionato non possa togliersi qualche soddisfazione in più. Poco da dire per le P1 restanti, quelle non ibride, se non il ricordare che la Rebellion ha preceduto la CLM con un margine di quattro giri, così come per le P2, dove la Alpine, dopo il passo falso del Messico è ritornata alla vittoria, ipotecando di fatto il campionato. Lapierre-Richelmi-Menezes hanno dominato dal primo all’ultimo giro, precedendo Albuquerque-Senna-Gonzales, comunque sempre consistenti, e Rast-Rusinov-Brundle, autori di una bella rimonta dopo una pessima qualifica.  Ben diversa la situazione in GTPro, dove più che per meriti si vince per intercessione del “santo” BOP; inutile dire che una soluzione va trovata, perché se si ripetesse un fenomeno di questo tipo anche per la prossima stagione, probabilmente si perderebbe di credibilità. E’ vero che bisogna cercare di permettere a tutti di vincere, ma non si deve finire con il rivoluzionare i valori in campo ad ogni piè sospinto. Sta di fatto che ha vinto la Aston Martin di Thiim-Sorensen, autori peraltro della terza Pole Position di categoria, davanti alle Ferrari AF di Bruni-Calado e Rigon-Bird, nel giorno in cui, sul circuito di casa, hanno deluso non poco le Ford. La Aston Martin ha anche trionfato in GTAm con i soliti Lamy-Lauda-Dalla Lana che, grazie al passo falso dei capoclassifica Collard-Aguas-Perrodo, possono ancora sperare di lottare per il titolo, nonostante il forte ritardo.

 

RISULTATI QUALIFICA

RISULTATI GARA

 
a cura di Marco Zanello
Photo Giacomo Zanello
 

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