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WEC & ELMS :

24 ore di Le Mans 2018 - Gara

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L'edizione più scontata degli ultimi vent'anni regala il tanto agognato successo alla Toyota, incoronando l'equipaggio Alonso-Nakajima-Buemi. Alla debacle delle altre P1, fa da contraltare la grande prova delle Oreca in P2, con il team G-Drive che ottiene agevolmente la vittoria di classe. Tra le GT, successi della Porsche, con la "Pink Pig" tra le Pro e il Dempsey Proton in Am.
   
24h Le Mans - Toyota TS050
     
18/06/2018 -

Dopo mille occasioni mancate e qualche disavventura di troppo, la Toyota è finalmente riuscita ad imporsi nella maratona più celebre del mondo, confermando cosi tutti i pronostici della vigilia: ha vinto la TS050, il team ha realizzato una doppietta e, soprattutto, ha vinto Fernando Alonso. Alla festa franco-nipponica si è unita quella dell’ACO e della FIA, ovvero di coloro che auspicavano un risultato di questo tipo. In un periodo cosi povero di contenuti, l’unico modo di mantenere alto il grado di attenzione e di importanza di Le Mans, era quello che a vincere fossero le vestigia di un regolamento, ormai archiviato, tanto affascinante quanto insostenibile. E certo le vestigia non potevano essere un nugolo di P2 travestite da P1, finanziate per quanto possibile da imprenditori dell’orologeria o da banchieri russi. Tutto bene quel che finisce bene si direbbe. Ed invece, onestamente, no!!!! Tutta questa smania di realizzare un piano studiato nei minimi particolari a tavolino ha tolto qualsiasi originalità a quella che dovrebbe essere la gara più “vera” dell’anno. La vettura di Alonso ha vinto perché era deciso dovesse vincere. E la conferma la si è avuta durate la gara, quando la seconda Toyota a più riprese si è trovata davanti, facendosi rapidamente da parte. Anche quando, con l’arrivo delle tenebre, si è trovata avanti di oltre 2’ anche a causa di uno stop and go di un minuto inflitto alla vettura di Alonso per eccesso di velocita in slow zone, la seconda Toyota si è fatta rimontare, cedendo la testa della corsa non appena si erano presentate le prime luci dell’alba. A due ore dalla fine non è poi mancato un piccolo colpo di scena, con la vettura di Kobayashi che procedeva lentamente lungo il circuito a causa della mancanza di carburante, ma dopo il rifornimento, e tornata in pista riprendendo il suo normale ritmo di gara. Altra osservazione, Alonso, che comunque si e molto ben comportato girando costantemente su ottimi tempi, e stato messo in pista quando sulla seconda vettura c’era Lopez, ovvero il pilota meno veloce del secondo equipaggio, evitando cosi la stucchevole situazione vissuta a Spa, quando Conway recuperava ferocemente sull’Asturiano. E tutto ciò ha fatto rassomigliare la gara ad un’operazione commerciale più che ad una competizione automobilistica: la velocita, nella sua accezione più pura, ha vissuto una delle giornate più tristi che si possano ricordare.

Il terzo e quarto posto delle Rebellion, peraltro con i giovani Beche-Laurent-Menezes davanti ai più quotati compagni di squadra, con un ritardo di 13 giri dai vincitori, ha dimostrato la sostanziale inesistenza della concorrenza. Se il team svizzero si è tolto almeno la soddisfazione del primo podio assoluto a Le Mans, SMP, Dragonspeed, ByKoelles e Ginetta hanno dimostrato tutti i limiti dei loro progetti, vuoi per ragioni tecniche, vuoi per ragioni di longevità.

Di fronte al rischio di una gara cosi scontata, in molti si attendevano agonismo ed incertezza nelle altre categorie, forti di argomentazioni tutt’altro che banali. Invece dall’arrivo delle prime ore della sera la lotta per la vittoria di tutte le classi si è sostanzialmente raffreddata a causa dei consistenti distacchi creatisi a seguito dell’ingresso in pista di un paio di Safety car: da li in avanti le uniche possibilità di riaprire i giochi sono state legate all’imprevedibilità del fato.

Tra i prototipi cadetti ha vinto, ovviamente, l’Oreca (chi aveva un altro tipo di prototipo ha potuto soltanto osservare la gara da spettatore privilegiato) con il team G-Drive, abile a condurre una gara senza la minima sbavatura grazie ad un equipaggio collaudato formato da Vergne-Rusinov-Pizzitola ed alla gestione Jota. Il vantaggio di due giri sulla Alpine ed i tre sul Graff raccontano da soli il peso di questa vittoria. Anche la doppia vittoria di Porsche in GT, che ha permesso di festeggiare al meglio i settant’anni di Porsche, è stata dettata dalle scelte regolamentari del BoP, sulla base delle quali la sfida doveva essere circoscritta a Porsche e Ford. In tal senso le modifiche emanate il venerdì hanno avuto l’unico effetto di rendere meno severo il responso per le altre case impegnate nella categoria. A vincere tra i Pro è stata la “Pink Pig”, omaggio alla livrea che aveva contraddistinto la 917/20 del 1971, condotta da Estre-Christensen-Vanthoor favoriti come dicevamo dall’ingresso in pista della Safety car. Alle loro spalle una delle poche fonti di interesse della gara è stata la bagarre che ha interessato la Porsche in versione Rothmans autrice della Pole e la Ford GT di Bourdais-Muller-Hand nelle ultime fai di gara. Ad averne la meglio è stato l’equipaggio della casa di Stoccarda composto da Bruni-Lietz-Makowiecki, saliti cosi sul secondo gradino del podio. Tra le Am ci sia attendeva invece la vittoria del Dempsey Proton con l’equipaggio composto da Cairoli-Al Qubaisi-Roda, ed invece, complice un inizio di gara infelice e una brutta uscita di pista, il testimone è passato alla seconda vettura del team, composta dai giovani Andlauer-Campbell e dal meno giovane Ried. Alle loro spalle due Ferrari 488 GTE, quella dello Spirit of Race e quella del Keating Motorstort: magra consolazione per una Le Mans fuori dalla portata delle vetture del cavallino rampante. Peggio è andata ad Aston Martin, fuori dai giochi in entrambe le categorie, e a BMW, nonostante quest’ultima sia riuscita a replicare al ritmo dei primi fino a meta gara, quando entrambe le vetture sono state attardate da problemi agli ammortizzatori.

 

CLASSIFICA GARA

 
a cura di Marco Zanello
Photo Marco e Giacomo Zanello
 

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