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Eventi Storici :

Coppa Intereuropa 2015

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LA RESURREZIONE
“Lazzaro, alzati e cammina!” e la Coppa Intereuropa si alzò dalla bara in cui i soliti maneggioni all’italiana l’avevano costretta e riprese il suo lungo cammino iniziato nel 1949. Per compiere il miracolo non è stato necessario l’intervento di potenti personaggi con forti aderenze in cielo, ma molto più modestamente, è bastata la passione e la buona volontà dei nuovi vertici dell’Aci Milano, guidati dal presidente Ivan Capelli, che ha reinserito il tradizionale appuntamento monzese nel calendario del nuovo corso.
   
Coppa Intereuropa 2015
     
27/06/2015 -

Sette categorie storiche che spaziavano dalle Junior alla Formula 1, passando per le vetture Sport, Gran Turismo, Formula 2, un monomarca dedicato alle vecchie Alfa e gli spettacolari prototipi del Gruppo C, hanno animato un week-end denso di corse e di avvenimenti. Il pubblico ha potuto avvicinare queste vecchie glorie meccaniche e apprezzare com’è costruita una macchina da corsa.  Per chi soffre la nausea da benzina e gas di scarico, un’area di esposizione con parecchie curiosità e automobilia, oppure la riposante ombra dei boschi che circondano il circuito e ne fanno uno spazio unico.

Ma forse l’emozione più grande è quella che prova chi ha i mezzi e l’abilità di lanciarsi a tutta velocità su questo misterioso, magico nastro d’asfalto. Perché Monza è così: tutto fegato e cuore, e anche se alla maggior parte di noi il segreto di questa pista non verrà mai svelato, possiamo sempre riconoscere e apprezzare chi corre con l’anima.

 

TROFEO LURANI

Probabilmente, seduti dentro l’abitacolo di una piccola e fragile junior per il Trofeo Lurani, Monza deve sembrare un mostro e un solo giro interminabile come una vita. Pareva il week end di Tonetti con la sua Brabham BT6, vincitore di gara 1, ma Mitchell era già nell’aria con un terzo posto e infatti la domenica l’inglese s’invola spremendo fino all’osso la piccola De Tomaso 63, mentre l’italiano è costretto subito al ritiro. Il secondo posto è stato invece abilmente presidiato dalla famiglia Hibberd per l’intero week end: Michael il sabato e Andrew la domenica, davanti alla Lola MK5A di Claridge.

 

HSCC HISTORIC FORMULA 2 INTERNATIONAL SERIES

Le cose sono andate ben diversamente nelle due corse dedicate alle Formula 2: Watts dominatore incontrastato ed irraggiungibile: il sabato segna 1’50”841 come giro più veloce quando gli altri non scendono sotto l’1’55”. La domenica martella tutto il tempo tra 1’52 e 1’53”, anche se va detto che la sua March 772 data 1977 ed è una delle più “giovani” in schieramento. Sotto questo profilo prende un'altra luce il terzo posto in gara 1 di Simac, poi quarto in gara 2, con una March 712 (1971) e si sa, 6 anni di differenza su una macchina da corsa sono veramente tanti, senza nulla togliere all’abilità di Watts.

 

TUTTO ALFA

Il Tutto Alfa, è un omaggio ad un marchio che, nonostante non abbia quasi più nessun legame con Milano, e comunque rimasto nel cuore dei milanesi. Due gare fotocopia con Arnaldi, Monguzzi e Sordi a dominare con le veloci 1750 GT. Da segnalare la presenza dell’inossidabile Arturo Merzario con una bellissima 1900 Coupè nella classe E.  

 

GENTLEMAN DRIVERS & PRE-66 TOURING CARS

Alle nove del mattino, mentre Tarzan fa colazione con le gocciole e il leone di Tarzan fa colazione con la suocera di Tarzan, per la gioia del vicinato monzese, la sveglia viene data dal latrato delle AC Shelby Cobra. Una volta si diceva che erano veramente forti solo sul misto, ma con il passare degli anni la vecchia spiderina inglese, gonfiata a dismisura con i cavalli Ford da Carroll Shelby, è diventata micidiale anche sul veloce: nella Gentlemen Drivers & Pre-66 Touring Cars, ce ne sono tre in versione coupè. L’unico interrogativo possibile è quale delle tre vincerà: Hall-Willis, Pedro Macedo Silva o Wolfe-Gans? In qualifica si sono piazzati nell’ordine al primo terzo e quarto posto, con il solo incomodo di Monteverde-Pearson con una Jaguar E-Type del 1962.

In gara Gans-Wolfe si portano in testa e sembrano poterci rimanere fino alla fine, mentre Macedo Silva si ritira nelle prime fasi. Sarà poi Rob Hall a risolvere il problema ad una quarantina di minuti dalla fine: il duello con Wolfe e appassionante e alla fine la bianca AC si porta in testa dopo un azzardato attacco in Parabolica. Monteverde-Pearson, invece, hanno perso il passo in favore di un’altra macchina tradizionalmente aggressiva come la TVR Griffith di Jamie Boot che ha conquistato il gradino più basso del podio.

 

FIA MASTER HISTORIC SPORT CAR

Ben nutrita la pattuglia delle sport che hanno preso parte al FIA Masters Historic Sport Car con trentadue iscritti. La domenica pomeriggio, in sala stampa tutti sono elettrizzati dall’allegra ammucchiata tra Alonso e Raikkonen nel Gran Premio d’Austria. Tra feroci sghignazzate e taglienti commenti sui due protagonisti, non certo nel momento più folgorante della loro carriera, pochi prestano occhio a ciò che accade in pista. La gara del sabato ha sorriso a Voyazides-Hadfield, davanti a O’Connel-Kinkaldy e a Jason Wright. Al via della corsa domenicale Voyazides tenta di ripetere il successo del compagno Hadfield il giorno prima, ma dopo essere transitato in testa al primo giro, comincia a scendere nella classifica. Ne approfittano Wright, indisturbato dominatore fino al traguardo e Gibson, mentre O’Connel scivola per errore al quarto posto e deve poi sudare sette camice per risalire fino al secondo posto. La lotta è particolarmente dura con Gibson: sul rettifilo principale la sua vecchia Lola T70 sembra avere più velocità che la Chevron B19 di O’ Connell, che fatica a trovare lo spunto giusto. Alla fine riesce a trovare lo spazio riprendendosi il secondo posto. Bella corsa di Padmore, che, partito dalla sesta fila si è poi pazientemente portato a quarto posto.

 

FIA MASTERS HISTORIC FORMULA ONE

Decisamente più appassionanti le due corse dedicate al FIA Masters Historic Formula One. C’è quasi tutto il meglio dell’effetto suolo tra Williams Fw07 e 08, Tyrrel 010, 011 e 012, la Brabham BT 49C di Rusinol, Lotus 79, 80, 91 e più indietro nel tempo due Hesketh 308 e perfino una Merzario F1A3, che oggi come allora non ha brillato, a differenza del suo costruttore, che nonostante l’età, si mantiene sempre in forma e non ha ancora deciso di appendere il casco al chiodo.  Nella corsa della mattina Deman si fa subito fregare il sacchetto delle caramelle guadagnato con la pole, da Paolo Barilla, che porta in testa la sua FW07C nel corso del secondo giro e poi sembra affezionarsi al posto e vorrebbe tenerselo fino alla fine. Deman pesta, prova e riprova, ma Barilla tiene bene la cottura. Non altrettanto la sua Williams e l’italiano al 13° giro imbocca mestamente la corsia box. Non è l’unico a subire i micidiali allunghi di Monza: infatti, gli fanno compagnia ben dodici ritirati. Così Deman può correre tranquillamente verso la vittoria. Alle sue spalle si piazza l’Ensign 180 di Fish e la bellissima Tyrrell 012 nei colori Benetton di Di Fulvio, il quale fa sua anche la vittoria di classe nel Gruppo Lauda, mentre Cosimo Turizio si aggiudica il Gruppo Invi. Folk-Rusinol mostra ancora di saperci fare, portando la sua BT49C al quinto posto dopo essere partito dal ventitreesima posizione in griglia.

Gara due ha uno svolgimento meno esasperato, con Deman ormai convinto che la giornata è sua. Alle sue spalle si lotta tra la 012 di Fulvio e la 011 di Wolfe, ma nonostante i tentativi di quest’ultimo, il podio tutto Tyrrell si completa nell’ordine in cui si è configurato nelle prime fasi di gara. Dietro il terzetto di testa Folch-Rusinol e Barilla spingono molto nelle primi giri, per poi arrendersi alla situazione di fatto.

 

GRUPPO C

In sala stampa ogni tanto il pavimento trema e dai box sottostanti arriva un rauco ruggito: dalla tonalità infernale, credo che proprio sotto di me stiano lavorando sull’Aston Martin di Berridge-Wight. I Gruppi C sono il limite massimo fino a cui si spingono le gare storiche. Un limite problematico, perché sono prototipi molto sofisticati da gestire, costruiti in un periodo in cui l’elettronica faceva la sua comparsa.

Una delle prime vittime illustri di questa fragilità congenita in gara 1 è Aguas, che partiva dalla pole con la Sauber C11 ed era transitato in testa alla fine del primo giro. Ne approfittano D’Ansembourg con la sua bellissima Jaguar XJR14, vincitrice del premio “Gian Luca Valt” per la vettura più bella di tutto il paddock, e Eyre con la XJR16. Eyre prova con ostinazione a prendere la testa della corsa e in staccata alla prima variante passa. Eyre, D’Ansembourg e Tandy viaggiano molto vicini, ma le posizioni non cambieranno fino al traguardo. In compenso la lotta è dura tra la Cheetah G606 di Rickenbacher e la Aston Martin di Wight, che si contendono la quarta piazza, con l’ultimo costretto al ritiro a due giri dalla fine. Gara 2 è un massacro meccanico: su sette partenti si classificano in quattro e così Monza sorride alla Porsche 962 di Dreelant, seguito dalla Spice di Tandy e dalla ALD C289 di Lyons. 

 
a cura di Stefano Costantino
Photo Giacomo Zanello
 

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