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Eventi Storici :

Retromobile 2015

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QUARANT'ANNI E NON SENTIRLI
Il salone di Parigi conferma il successo degli anni passati, stabilendo un nuovo record di presenze. Imperdibili l'esposizione delle Pegaso e la collezione di Huni. Grande partecipazione all'asta interna organizzata da Artcurial, nel corso della quale sono state vendute le 59 auto della collezione Baillon da poco ritrovate in un cascinale.
   
Retromobile 2015
     
09/02/2015 -

Nella prefazione della cartella stampa del Retromobile 2015, il direttore Francois Melcion segnalava come, grazie alla manifestazione giunta quest’anno alla quarantesima edizione, Parigi sia diventata a tutti gli effetti la capitale dell’automobile nel mese di febbraio e, al contempo, come il salone sia capace di attirare sempre più un pubblico giovane. Una constatazione forte, confezionata intorno ad un tale sciovinismo da apparire quasi arrogante, ma non per questo priva di fondamento: il Retromobile è il salone di auto d’epoca per eccellenza e, senza ombra di dubbio, è intorno ad esso che sono nate le altre manifestazioni che hanno permesso a Parigi di assurgere a tale ruolo. Meno condivisibili l’osservazione fatta sui giovani: restando anche solo per alcuni minuti davanti all’ingresso del salone, è apparso chiaro che eventi di questo tipo attirano principalmente un pubblico maturo, desideroso, questo si, di condividere l’esperienza con figli e nipoti. Certo, sembrano lontani i tempi in cui pochi appassionati danarosi si arrogavano l’esclusiva sull’automobilismo d’epoca, ma nondimeno difficilmente il futuro ci riserverà uno stuolo di giovani reclute desiderose di cimentarsi alla guida di una vecchia creatura di una qualche casa automobilistica.

La macchina organizzativa del Retromobile ha proseguito la strada aperta alcuni anni fa, nella consapevolezza che eventi elitari attirano l’élite.  Il dedicare ampi spazi ad importanti collezioni private, ha portato sempre più collezionisti a richiedere stand dedicati ai propri gioielli, gelosamente custoditi da sguardi indiscreti. E’ stato il caso di Corrado Lopresto, milanese da anni impegnato a costituire una propria collezione:  l’architetto, estimatore di carrozzieri e designer, ha esibito per la prima volta a Parigi, alcune delle auto che lo hanno reso famoso ai concorsi d’eleganza di mezzo mondo: tra la decina di vetture esposte segnaliamo in primis la bellissima Alfa Romeo 6C che Bertone carrozzò sulla base degli studi fatti dal talentuoso piemontese Mario Revelli di Beaumont, ma anche l’Alfa Romeo Giulietta Spyder prototipo e la Autobianchi A112 Giovani del 1973. Altra collezione privata quella di Lukas Huni, ormai immancabile a Parigi, che ha proposto agli appassionati uno stand dedicato alla Talbot Lago T26 che Pierre Levegh portò ad un soffio dalla vittoria a Le Mans, circondata da una decina di splendide Bugatti e duna preziosa Hispano Suiza.

Dal capo opposto del salone hanno trovato spazio le tre Bugatti Royale del Museo di Mulhouse: imponente la Limousine, intrigante la Roadster, ricostruita dopo lo scempio di Binder, e addirittura affascinante la Coupé Napoléon, un’icona del design anni ’30 dovuta al genio di Jean Bugatti figlio di Ettore. Le tre di per se non rappresentavano una novità, ma certo avere l’occasione di vederle esposte insieme non è cosa da tutti i giorni.

Un’area espositiva piuttosto ampia è stata dedicata alla storia delle Pegaso, granturismo costruite nelle officine Hispano Suiza all’indomani della seconda guerra mondiale. Il marchio, controllato dall’Enasa, società statale spagnola, si distinse nei primi anni ’50 per la progettazione e costruzione della Z-102, ad opera di Wilfredo Ricart. Caratteristica peculiare, legata anche alle capacità produttive degli stabilimenti di Barcellona, la scelta di limitarsi alla costruzione dell’autotelaio, demandando poi la produzione della carrozzeria ad aziende specializzate quali l'italiana Carrozzeria Touring, la francese Saoutchik e la spagnola Serra. Pur avendo nel peso il proprio tallone d’Achille, le Z-102 di distinsero per importanti innovazioni tecniche, tra le quali il motore in lega leggera a quattro alberi a camme in testa e quattro carburatori doppio corpo. Altra caratteristica interessante la trasmissione direttamente posizionata sul ponte posteriore. Il motore, sempre con disegno V8, venne portato dagli originari 2,5 litri ai 3,2 (addirittura a richiamo delle valvole desmodromico) con il quale vennero equipaggiati alcuni modelli da competizione. Il primo prototipo venne presentato al Grand Palais di Parigi nel 1951, e la produzione si arrestò 6 anni dopo a causa dei costi eccessivi, quando ne erano stati costruiti 86 esemplari. Inutile aggiungere quanto l’area sia stata apprezzata dai visitatori.

Un piccolo stand è stato invece dedicato alla Wimille, prototipo rivoluzionario ideato dall’omonimo pilota francese nel 1945 e ridisegnata dallo stilista Philippe Charbonneaux, futuro padre delle Renault 8 e 16. Il modello, realizzato grazie all’apporto della Ford France, era caratterizzato da telaio tubolare, linea aerodinamica, cambio semi automatico e parabrezza panoramico. Il motore, con posizione posteriore, era il V8 da 2150 cc che equipaggiava in quel periodo la Ford Vedette, capace di erogare fino a 60 cv. Purtroppo, quando tutto era pronto per l’entrata in produzione, Jean Pierre trovò la morte sul circuito di Buenos Aires e, senza il suo appoggio, la casa produttrice franco-americana preferì ritirarsi dal progetto.

Qualcosa di più si attendeva dai marchi ufficiali ed in particolar modo da quelli tedeschi, soliti portare al Retromobile pezzi dal valore storico irraggiungibile: invece la Porsche si è distinta per l’esposizione della 936 che, nel 1977 vinse la 24 ore di Le Mans percorrendo gli ultimi giri con un cilindro in meno, mentre la Mercedes ha contato sulla 540K Streamliner del 1939, le cui linee lasciano l’ammirato visitatore senza parole.

Se il salone di per sé ha continuato a convincere, nuova linfa è stata infusa dall’asta organizzata da Artcurial il venerdì: lunghe file all’ingresso per la registrazione di centinaia di collezionisti, desiderosi di osservare da vicino i 59 pezzi ritrovati alcuni mesi prima in una vecchia rimessa di Echire, appartenuti all’industriale e collezionista Roger Baillon. Tutti i pezzi, volutamente non restaurati dalla casa d’aste, hanno trovato un proprietario a cifre ben superiori alle stime proposte, tanto da costare complessivamente 46 milioni di euro. Regina indiscussa la Ferrari 250 GT SWB California, posseduta da Alain Delon e poi acquistata dall’industriale, battuta per la cifra record di 16,3 milioni di euro.

Sempre interessante lo stand di Fiskens, noto commerciante d’auto d’epoca: una Ferrari 212 barchetta protagonista del film The Racer, l’unica Porsche 550A Spyder che possa vantare l’iscrizione ad un GP di Formula 1, la Aston Martin DBR1 vincitrice a Le Mans tra le GT1 nel 2007, una Maserati 8CM del 1934 ed una Bugatti Type 54 quasi completamente originale. In pochi metri quadri un vero piacere per gli occhi.

Nutritissima al solito la partecipazione di ricambisti, accessoristi ed automobilia, ma uno sguardo particolare lo merita l’avventura di Dirk e Trudy, due facoltosi ed intraprendenti olandesi che a bordo della Ford T di famiglia (il nonno di Dirk la acquisto direttamente dalla Ford) stanno percorrendo il giro del mondo. Il progetto è volto a ricavare dei fondi per l’organizzazione SOS Village d’enfant, che si occupa della cura dei bambini rimasti orfani nei paesi più poveri. Ad oggi, quando manca ancora il giro dell’Asia e Oceania, che si svolgerà il prossimo anno, la coppia ha già raccolto l’importante somma di 140.000 euro. Un po’ per ammirazione, un po’ per riconoscenza, le vere star del Retromobile 2015 erano loro due e la vecchia ed affidabile Ford T.

 
a cura di Marco Zanello
Photo Giacomo Zanello
 

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