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WEC & ELMS :

Prologo WEC 2017

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Poche le certezze alla fine del primo prologo del WEC svoltosi lontano dal Paul Ricard. Monza ha superato la prova, dimostrandosi circuito adatto all'evento, ma per organizzare una 6 ore in terra brianzola bisognerà lavorare ancora di più.
   
WEC Prologo 2017
     
06/04/2017 -

Se il prologo WEC 2017 è stato davvero un test per valutare un possibile ritorno della massima categoria endurance in terra brianzola, alla luce dei fatti possiamo affermare che per il 2018 la 6 ore di Monza dovrebbe essere quasi certa. In fondo tutti sono rimasti soddisfatti nelle loro aspettative: le squadre hanno potuto provare su un tracciato con caratteristiche maggiormente simili a quelle di Le Mans, evitando magari di doverci tornare per effettuare test aerodinamici in forma privata, come è accaduto regolarmente nelle passate stagioni. L’autodromo ha potuto aggiungere un evento di una certa importanza al suo calendario, nel tentativo di proseguire la strada verso una resurrezione agonistica tanto voluta dall’attuale amministrazioni, iniziata con la conferma del Gran Premio d’Italia per i prossimi anni. Il pubblico infine è accorso abbastanza numeroso, soprattutto se si considera la cronica pigrizia degli appassionati italiani a raggiungere gli autodromi quando in pista non c’è una Ferrari che competa per il primato assoluto. Proprio questo ha forse convinto gli organizzatori ad organizzare una passeggiata lungo la pit lane totalmente gratuita, che ha permesso agli appassionati di vedere i bolidi del WEC più da vicino. Certo, se Monza davvero sarà, c’è da chiedersi quale potrebbe essere il circuito europeo che nel 2018 verrà estromesso, dando per scontato che l’aggiunta di una prova al campionato è da escludersi. Diciamo che, vuoi per una ragione vuoi per un'altra, sono in lizza fondamentalmente tutti. A ben vedere Silverstone sembrerebbe quello più in crisi: poco pubblico, meteo capriccioso ma va anche detto che è l’unica pista sulla quale WEC e ELMS possano convivere nello stesso week-end. Spa e Nurburgring vivono invece situazioni economiche davvero complicate, ma sono anche le uniche due prove del mondiale, se si esclude Le Mans, alle quali gli spettatori giungono in massa, regalando un colpo d’occhio di cui il WEC ha indiscutibilmente bisogno. A Monza poi di certezze non ve ne sono: il circuito, che mantiene inalterato un fascino vintage ineguagliabile, viene gestito ancora in modo approssimativo, presentando cronici problemi difficilmente estirpabili.  Inoltre non è detto che i fronte ad una 6 ore le tribune si riempirebbero, memori soprattutto di quanto avvenne nel lontano 2008, quando il pubblico accorso fu davvero striminzito. Tuttavia se è vero che negli ultimi anni di errori se ne sono fatti molti, allora è vero che una chance la merita anche Monza, così come al tempo della ILMC venne data a Imola.

A lasciare maggiormente perplessi è però lo stato di salute del WEC. La partenza di Audi non ha sicuramente giovato alla salute di una categoria che soltanto due anni fa sembrava stesse decollando verso l’apice massimo dell’automobilismo. Ad oggi Porche e Toyota devono riuscire a tenere alta l’attenzione dei media e del pubblico nella speranza di vedersi presto affiancate da nuovi marchi di assoluto prestigio, primo tra tutti Peugeot. Inutile dire che una lotta al vertice tra sole quattro-cinque macchine non è quanto ci si attende da un mondiale marche. Nella due giorni di Monza le due regine si sono sostanzialmente equivalse, anche se va detto che la Porsche si è concentrata specificatamente sui long run, mentre la Toyota, soprattutto nell’ultima sessione ha cercato anche il tempo ad effetto, ottenuto con il rientrante Lapierre. Partendo dal presupposto che i due prototipi restano meccanicamente quelli della scorsa stagione, i cambiamenti più evidenti si sono visti nei frontali, con gli archi ruote che sono diventati più alti, larghi e lunghi. In entrambi i casi gli ingegneri hanno a lungo lavorato al fine di recuperare parte della deportanza persa a causa dei cambi regolamentari, con l’obiettivo di non perdere troppa velocità di percorrenza in curva. Alle loro spalle non si è invece vista la Enso Clm, unica P1 non ibrida iscritta al campionato dopo il passaggio della Rebellion in P2. Per il team di Koelles il 2017 potrebbe essere un anno di parziali soddisfazioni, nel quale una buona gestione ed una discreta affidabilità potrebbero permetterle addirittura di salire sul podio in qualche gara. Tuttavia quanto visto a Monza non è di gran conforto: i meccanici hanno passato la prima giornata ad installare il nuovo motore Nismo sul prototipo e, soltanto nel turno serale, Webb è riuscito a scendere in pista per alcuni giri non significativi, per poi rientrare ai box ponendo fine anzitempo alla due giorni di prove a causa di problemi non ben definiti. Non è così sceso in pista il tanto atteso Kubica, occupato comunque a posare per foto e concedere interviste sul suo “improbabile” futuro nell’endurance. Al di la dell’affidabilità bisogna poi capire quali saranno le caratteristiche velocistiche della Clm, considerato che le P2 in versione 2017 sono apparse davvero veloci, ringalluzzite dalla dose di cavalli in più. Mentre nella ELMS si hanno sia Dallara che Ligier che Oreca, nel WEC tutto il parco iscritti ha optato per quest’ultimo prototipo, dando vita ad un monomarca quanto mai agguerrito. I piloti ci sono, la bagarre anche ma, osservando quanto accaduto a Monza, sono convinto che i favori del pronostico per la 24 ore stiano nei team del campionato europeo, soprattutto per la presenza delle Dallara.

Probabilmente le migliore soddisfazioni verranno allora dalla GTPro, dove la nuova Porsche 911RSR ha i favori del pronostico dopo quanto visto a Monza: Ford, Ferrari e Aston Martin dovrebbero tuttavia essere della partita, soprattutto alla luce del nuovo sistema di calcolo ad algoritmo del BOP, sulla carta abbastanza scientifico da garantire una certa imparzialità.

La 6 ore di Silverstone ci darà i primi responsi ma per poter trarre delle conclusioni dovremo attendere la gara di Spa. Perché li nessuno potrà più permettersi di giocare di conserva, a meno di non voler tirare il colpaccio a sorpresa a Le Mans. Ma forse così stiamo lasciando l’automobilismo a favore del fanta automobilismo:  un lusso che è meglio non permettersi.

 
a cura di Marco Zanello
Photo Giacomo e Marco Zanello
 

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