22/06/2019 -
La 24h di Le Mans ha concluso la superseason WEC 2018-2019. Anche in questa edizione la classe LMP1 è stata, come ampiamente prevedibile, dominata dalle due Toyota TS50 che hanno conquistato la prima fila e battagliato continuamente tra loro. Come spesso accade anche in questa edizione il tutto si è deciso nel finale a causa di una foratura segnalata sulla vettura #7 rivelatasi poi un problema del sistema TPMS (Temperature and Pressure Monitoring System) che rileva continuamente la pressione e temperatura interna dei 4 pneumatici.
La classe LMP2 ha riservato invece maggiore incertezza con una gara molto intensa caratterizzata da un passo gara interessante.
La Enso CLM P1/01 ha corso la gara a Le Mans con uno splitter anteriore caratterizzato dal profilo principale utilizzato nelle gare precedenti mantenendo anche il flap “soffiato” che mostra due curvature leggermente diverse alle estremità, nella zona vicina all’interno dei fender.
Solitamente a Le Mans si cerca una configurazione più scarica, per consentire una buona prestazione nei lunghi tratti ad alta velocità. Evidentemente, lavorando sulle altre appendici, il valore di efficienza e carico complessivo ottenuto con questa configurazione è risultato essere il migliore compromesso.
Enso CLM P1/01 Dettaglio della parte inferiore dello splitter e flap soffiato.
La vista inferiore dello splitter mostra la fila di generatori di vortice posizionati a circa il 50% della corda del profilo principale. Come abbiamo richiamato altre volte si interviene sullo strato limite che a causa del gradiente di pressione sfavorevole tende a separarsi (il flusso risulta fortemente accelerato nella zona prossima al bordo d’ingresso del profilo e poi progressivamente rallenta incrementando nuovamente la pressione statica locale). L’aumento di velocità e riduzione di pressione stabilizza lo strato limite, al contrario l’incremento di pressione lungo la direzione di moto causa instabilità dello stesso fino alla separazione e possibile stallo del profilo. Queste variazioni sono responsabili di oscillazioni del valore di carico aerodinamico e una sensibilità indesiderata alle variazioni di altezza da terra.
I generatori di vortice introduco energia “rimescolando” localmente lo strato limite e ritardando la separazione.

Enso CLM P1/01 Fila di generatori di vortice nella parte inferiore dello splitter
Il disegno che raffigura la parte anteriore della Toyota TS50 permette di osservare il complesso di superfici ed appendici aerodinamiche che garantiscono gli elevati livelli di carico aerodinamico, uniti all’efficienza, delle attuali LMP1.
E’ ben visibile la forma generosa caratterizzata da elevato spessore ed ampi raggi che congiunge il muso con i fender laterali.
Si nota anche la perfetta collocazione delle prese di raffreddamento dei freni.
La schiera di generatori di vortice è evidenziata con il colore giallo, mentre in arancione si vedono gli schermi longitudinali che interagiscono aerodinamicamente con la zona in prossimità delle ruote anteriori, allo scopo di gestire al meglio la vorticità che caratterizza questa zona, isolandola dal flusso che alimenta il fondo vettura.
In azzurro si notano invece i deviatori di flusso con un disegno molto elaborato che evidenzia due superfici con forte curvatura che direzionano opportunamente i flussi inferiori, che provengono dal bordo d’uscita dello splitter, migliorandone la qualità e permettendo di alimentare il fondo ed il diffusore posteriore con una portata di flusso più pulito.
Toyota TS50 – Vista d’insieme della parte anteriore con evidenza di tutte le superfici aerodinamiche